giovedì 28 agosto 2014

en pointe.

vengo da fervidi pomeriggi.

la cumana con i suoi orari larghi, la fermata è sempre agnano-bagnoli.
è rimasto tutto uguale in questa scatola di ferro a quando andavo alle superiori. a bordo non mancano venditori ambulanti di accendini e calzini, gli zigani con le fisarmoniche e adolescenti non curanti con le cuffie a padiglioni. si attraversa fuorigrotta poi il corso vittorio emanuele e si arriva al capolinea di montesanto.
è casa napoli a montesanto.
la pignasecca è un mercatino a cielo aperto; le luci gialle, profumi di mandarini e castagne lesse, lo storico tizio della pescheria azzurra: "signurì, cca' 'o pesc' 'e frisc!" allucca.
i manifesti dei cassaintegrati dell'ultima manifestazione turbolenta all'ingresso del pellegrini vecchio.

arrivo sempre a passo svelto in piazza del gesù per perdermi il meno possibile, accaldato (perchè sono io), e sempre un po' affannato.
abbracci e baci.
tastino giallo sul mixer e saluti a chi registra in quel momento.
mi spalmo sulla poltrona nera, a volte mi stendo proprio. e chiudo gli occhi.
j ascolta e cammina avanti e indietro. antonio è da ieri chiuso in sala e sembra svuotarsi completamente di ogni linea di energia dopo un singolo brano: trovare il linguaggio, il dialogo armonico che lega tutto lo stanca tanto, dice.
vengo da pomeriggi pieni di note e silenzi.
di concentrazione.
qui, in questo posto che sembra fermare la storia, siamo un cantiere aperto, di musica.
qui, in queste quattro mura imbottite, si impastano progetti che resteranno per sempre nei secoli nei secoli. amen.
quel che si fa in queste ore, rimane. che responsabilità se ci penso.
arriveremo al cuore della gente? nella pancia? in una lacrima? in un sorriso? nella gola del canto? e in quante auto?
e la domanda fissa dell'amicomio: "che dici?".
quando non me lo chiede, racconta agli altri che si accorge del mio gradimento guardandomi le espressioni. io lo adoro troppo.
"stiamo facendo un disco bellissimo, stai tranquillo" gli ricordo dopo ogni take, anche se non è quella definitiva.
diverso sì, probabilmente; ma bellissimo lo stesso. lo penso seriamente.

vengo da questa energia blu che mi alza i piedi da terra.
è dove più amo stare: le ore di vita in studio.
le luci soffuse, lo steinway & son a coda nero a che arreda anche una cesso con le mattonelline bianche, la chitarra classica e quella manouche, il banco mixer "neve" che fa vibrare il suono.
la macchinetta del caffè, il bicchierino di carta con il basilico sul davanzale. il cortile del palazzo centenario, l'ascensore al piano, gli amici di sempre e i musicisti che vengono per un solo turno e spariscono come le puttane.
dal basso odori di babà e zucchero a velo misto a quello di panzarotti e oli che friggono.
un pensiero all'orchestra e a quello che sarà: al cello grosso che quando lo senti, lo senti nello stomaco.
ai violini con le notine alte come le stelle e alle viole en pointe come ballerine per farsi baciare dai primi violini.